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Fiori, pigmenti e carbone

By 7 Luglio 2018 Dicembre 2nd, 2018 No Comments
Dino Silingardi. stampa al carbone

14 Luglio – 2 Settembre 2018

14 July – 2 September 2018

L’obiettivo di Dino Silingardi esplora da lungo tempo l’universo dei fiori. La sua è una ricerca fotografica lenta e paziente, in una sorta di corpo a corpo tra gli strumenti del fotografo e la complessità formale che anche il più ‘semplice’ dei fiori porta dentro di sé. Ce ne accorgiamo osservando le fotografie esposte in queste sale, dalle quali traspare un senso di silenzio, di sospensione dallo scorrere del tempo, in una partitura raffinata di variazioni sul tema e di omaggi ai grandi maestri della fotografia del Novecento, da André Kertész a Irving Penn. Ogni fiore – ma non mancano anche soggetti non tradizionalmente ‘belli’ come i cardi – è isolato su uno sfondo neutro e indagato a sola forza di luce, ricavandone un’interpretazione ogni volta differente. Dall’eleganza di ballerina delle calle o dei papaveri dai lunghi steli arcuati si passa all’energia primigenia dei girasoli, visti come espressioni di una forza vitale insopprimibile ma anche come delicati memento mori, consumati dalla tortura del sole.

L’eleganza di questi scatti, realizzati tra il 2010 e il 2018, risiede anche nella cura particolare con cui l’immagine impressionata sul negativo di medio formato è trasferita sul supporto cartaceo, tramite il procedimento ottocentesco della stampa al carbone, cui si affianca anche la stampa al platino. Dalla tecnica al carbone, sapientemente maneggiata da Sergio Devecchi, deriva la straordinaria ricchezza tonale di queste fotografie in bianco e nero, caratterizzate da un’estrema morbidezza di passaggi chiaroscurali e da un’infinita capacità di gradazione delle gamme che respirano tra il bianco e il nero.

Dino Silingardi (Mantova, 1954) inizia a fotografare negli anni Settanta, frequentando il mondo amatoriale dei gruppi fotografici e partecipando alla costituzione del Circolo Fotografico ‘Spinaverde’ presso Como (1978). Dopo alcune esperienze iniziali e la partecipazione a numerose collettive decide di intraprendere una strada personale che lo porta ad approfondire spunti di ricerca diversi, passando dal paesaggio post-industriale della fabbrica comasca Ticosa (Lo spettacolo del nulla, Open Mind Gallery, Milano, 2011) allo still life (Vuoti a perdere, Cafè El Brelin, Milano, 2012; Fiori, pigmenti e carbone, Spazio Tadini, Milano, 2014), sperimentando stili e tematiche differenti.